MAGGIO — AGOSTO 2017

Cinema

Bianco di Babbudoiu sbarca a Mosca. Quattro chiacchiere… a quattro.

A cura di Veronika Kuznetsova

Alla première moscovita della solare commedia Bianco di Babbudoiu, che ha aperto il festival estivo della commedia Storie italiane, sono giunti addirittura i creatori della pellicola – il regista Igor Biddau e i due più brillanti comici sardi, i fratelli Michele e Stefano Manca. A Mosca hanno portato in primo luogo un attesissimo sole, che si era perso per strada lo scorso mese di maggio, e un fiume di sensazioni positive, che per due sere questi tre artisti hanno condiviso con il pubblico russo. Per loro Stefano ha addirittura ripetuto – in esclusiva mondiale — la famosa danza del film. Abbiamo chiacchierato con gli ospiti delle caratteristiche regionali dello humor italiano, delle loro commedie preferite e dei loro progetti per il futuro.

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Veronika Kuznetsova – Per iniziare, possiamo raccontare ai nostri lettori come vi siete conosciuti?

Igor Biddau – Ho conosciuto Stefano, Michele e Roberto durante l’adolescenza. Siamo tutti nati a Sassari, in Sardegna. Con Stefano ci siamo conosciuti all’Accademia di Belle Arti; Stefano e Michele sono fratelli; Roberto era a scuola con Michele. Michele ha trascinato Roberto dentro il gruppo comico Pino e gli Anticorpi, fondato col fratello Stefano e per cui io ho sempre realizzato i video per gli spettacoli.

K. – Com’è nato il nome Pino e gli Anticorpi?

Stefano Manca Pino La Lavatrice è il primo personaggio che abbiamo portato sul palcoscenico, tutti gli altri li abbiamo chiamati Anticorpi.

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K. – Pensate ci sia qualcosa in comune tra l’umorismo russo e quello italiano?

Michele Manca – Ci accomuna il linguaggio comico universale del clown.

M. – Nell’umorismo ci accomuna l’intelligenza e la voglia di usarla.

B. – Dopo aver visto la reazione del pubblico russo al nostro film sono convinto che esista qualcosa in comune con la comicità sarda. Dovete sapere che in Italia la comicità è molto diversa da regione a regione: sicuramente un veneto riderà per alcune battute che magari in altre regioni non vengono addirittura capite. Vedere il pubblico russo ridere ad alcune cose che possono capire solo i sardi fa un effetto strano, ti domandi come sia possibile che esista una relazione con popoli così distanti. Poi inizi a conoscere i russi e invece capisci che esiste un modo di pensare molto simile a quello della tua isola.

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K. – E in Italia c`è differenza? Al nord ridono dеlle stesse cose che al sud?

M. – Al nord i comici del sud fanno ridere raccontando come vedono la gente del nord, al sud quello che hanno visto al nord.

B. – Per spiegare meglio il discorso che ho fatto in precedenza, in Italia si parlano 24 lingue e dialetti: è logico che esistano delle differenze linguistiche e di pensiero. Esistono delle regioni più “simpatiche” di altre come la Campania e la Toscana, che hanno dato i natali ai comici più famosi, vedi Totò e Benigni.

K. – In Italia esistono da sempre le belle commedie: il genere sta rinascendo oggi? La commedia moderna in cosa differisce dalla commedia classica?

B. – La commedia italiana non è mai tramontata, si è solo trasformata. A volte è più vicina a un mercato che richiede prodotti frivoli, a volte risulta più coraggiosa e in grado di toccare temi di attualità. Di sicuro la commedia che viene prodotta ora è diversa da quella classica, che aveva alle spalle scrittori e registi capaci di analizzare nel profondo la società contemporanea. Come tutto, nel mondo occidentale moderno, c’è una tendenza a navigare più in superficie.

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K. – Quali comici classici e contemporanei vi piacciono? E quali sono le vostre commedie preferite? Fateci nomi e cognomi.

M. – Antonio De Curtis (Totò), Massimo Troisi, Roberto Benigni. Consiglio di vedere Non ci resta che piangere, Io, Chiara e Lo Scuro e Bianco di Babbudoiu.

B. – Io sono cresciuto con i film di Totò e Jerry Lewis, che per me sono inarrivabili. Tra quelli contemporanei che ho iniziato ad amare c’è Ricky Gervais con la sua serie Derek che mi ha profondamente colpito. Quando trovi un comico capace di farti ridere e commuovere al tempo stesso, nutri la tua anima. La commedia che vi suggerisco è Dottor Stranamore di Stanley Kubrik… nulla di più attuale (purtroppo!).

K. – Domanda per Michele e Stefano: spesso cambiate i vestiti sul palco. Qual’è il vostro look preferito?

M. – Quello del cane Fuffi, uno dei nostri personaggi che piacciono di più ai bambini.

M. – Jeans, T-shirt e felpa col cappuccio.

K. – Nella vita reale usi il tuo talento recitativo? Puoi, per esempio, fare la parte dell’eroe davanti alla ragazza o lasciarti andare all’avventura come hai fatto col tuo personaggio di Bianco di Babbudoiu?

M. – Nella vita reale sono timido…

M. – Ormai una vita reale non ce l’abbiamo più, lavoriamo troppo…

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K. – Domanda per Michele e Stefano: siete cresciuti come amici o amavate prendervi e litigavate molto? E adesso, è cambiato qualcosa?

M. – Da piccoli litigavamo come fanno spesso due fratelli tra loro. Adesso capita, ma non più per una merendina da dividere. Scherzi a parte, siamo sempre stati molto complici.

K. – Cosa trovate di buffo l’uno dell’altro? Potete citare una caratteristica divertente dell’altro?

M. – Mi fa ridere la follia di Stefano in scena.

M. – Quando Michele interpreta uno dei suoi personaggi nella vita reale, per far divertire gli amici o i nipoti, è veramente uno spasso.

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K. – Si dice che i comici siano particolarmente sensibili. Cosa ti infastidisce, Michele? I rimedi contro il cattivo umore? Potresti consigliarci qualcosa se ci si sveglia senza sorriso?

M. – Io la mattina mi sveglio sempre di cattivo umore, e non ne ho mai trovato il rimedio… se qualcuno lo conosce, è pregato di suggerirmelo.

K. – Siete stati in Russia: c’è qualcosa che vi sembra divertente o sorprendente? Le abitudini, la lingua, la nostra cucina (per esempio l’okroshka, una zuppa fredda con patate, salsicce е kvas)?

M. – Trovo sorprendente della Russia la sensazione che gli spazi enormi lasciano, e poi vedere dal vivo i luoghi immaginati leggendo i romanzi bellissimi della letteratura russa.

B. – Mi sorprende il freddo! Per noi che siamo abituati al caldo è davvero difficile abituarsi. Ho trovato la cucina russa davvero eccezionale, non vedo l’ora di continuare il tour gastronomico.

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K. – Cosa vedrete a Mosca? Quali sono le tre cose da fare a Mosca, secondo voi?

M. – Visitare la città, mangiare in un ristorante russo e sfidare il campione russo di scacchi… però non a scacchi, ma a “Monopoli”, altrimenti mi batte in tre mosse.

B. – La cosa bella di un viaggio è quella di poter godere delle abitudini del popolo che vai a visitare, e poter avere il privilegio di vedere cose che magari un normale turista non troverebbe mai. La Russia mi ha sempre affascinato, adoro Tolstoi e Guerra e pace è molto evocativo. Quello che spero di poter vedere a Mosca è una Russia autentica non contaminata dal tempo.

K. – Domanda per Igor: hai un nome slavo. Perché? Senti un rapporto particolare con la Russia?

B. – Mi chiamo Igor perché sono di origini slave. La mia famiglia, da parte di madre, è originaria della Dalmazia. Sono cresciuto nella Yugoslavia di Tito. I miei nonni erano partigiani di Tito. Quando ho iniziato a studiare arte il mio riferimento è stato il costruttivismo russo e le sue avanguardie. Ho sempre guardato alla Russia con grande ammirazione per i grandi artisti che ha saputo sfornare nel cinema e nella letteratura. Per il nostro immaginario la Russia rappresenta la sperimentazione. Se mi avessero detto solo qualche mese fa che avrei portato in Russia un mio film, non ci avrei creduto!

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K. – La Sardegna fa parte della “Blue Zone”, un’area geografica del mondo in cui le persone vivono più a lungo della media. Credo che la ragione di questo sia il pecorino, il formaggio più gustoso nel mondo. Ma qual è il vostro segreto?

M. – Non dormiamo mai, facciamo un lavoro che ci piace e siamo molto indulgenti con noi stessi.

M. – Una vita sana, essere in armonia con se stessi e con gli altri, tanto movimento all’aria aperta. Io non lo faccio, ed è per questo che abbasserò la media della lunghezza della vita nella “Blue Zone”.

B. – Penso che il nostro vero segreto sia come viviamo il tempo. Questo si sposa anche con la nostra cucina. Quando assaggi un prodotto tipico della nostra terra ti accorgi che è stato preparato con amore. Per fare le cose con amore ci vuole tempo. Ed è il tempo nel quale aspetti che il formaggio sia stagionato, il tempo che usi per coltivare la terra, il tempo che passi davanti al mare, il tempo che serve per ascoltare l’anziano del paese che ti racconta di come si fanno le cose. Se hai mai provato queste sensazioni, puoi capire di cosa sto parlando.

K. – Dove ti vedi tra circa 60 anni?

M. Sono una persona modesta, poco ambiziosa e con i piedi per terra. Magari sarò Mister Universo, il capitano della nazionale di calcio o il Presidente della Repubblica Italiana.

M. Mi vedo in un resort a 5 stelle, davanti a un mare tropicale e con un ristorante esclusivo, nel quale io faccio… il cameriere.

B. – Intanto spero di essere vivo… mi vedo sotto un ulivo a guardare il mare.

K. – Anche il vino favorisce la longevità. Il più famoso sardo è il Cannonau. C’è un’altra varietà che non conosciamo?

M. – Il Vermentino! Un bianco buonissimo.

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K. – Il Bianco di Babbudoiu esiste in vendita?

M. – No, ma se conoscete un produttore di vini che lo voglia creare, presentatecelo.

K. – Voi producete vino?

M. – Io lo faccio con mio padre, nella sua piccola porzione di campagna sarda. È un vino rosso e ha fatto nascere l’idea del nome Bianco di Babbudoiu.

K. – Avete provato il vino russo? Cosa ne pensate?

M. – Ottimo, ma preferisco la vodka.

B. – Sì, ho provato il vino russo e mi sono stupito… in quel momento ho capito che avevamo tante cose in comune!

K. – Quale sarà il vostro prossimo film?

M. – Il secondo che faremo. Per ora abbiamo solo iniziato a pensarci…

K. – E per finire, Stefano: la tua barzelletta italiana preferita.

M. – Ci sono un italiano, un inglese e un francese…

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