№ 3-4 MARZO — APRILE 2016

Girando Mosca

Tsereteli, artista controverso

A cura di Simonetta Sandri
Foto: Simonetta Sandri

Per molti turisti che arrivano a Mosca il nome di Zurab Konstantinovich Tsereteli è legato all’immensa statua di Pietro il Grande sulla Moscova, alla stravaganza di un artista controverso. Nato a Tblisi, in Giorgia, il 4 gennaio 1934, abbiamo di fronte uno dei pittori, scultori e architetti più discussi degli ultimi anni. “Particolare”, direi, ma anche sensazionale, aggiungerei.

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Laureatosi all’Accademia Statale delle Arti della sua città natale, Tsereteli si sposta presto a Mosca, dove diventa un artista di fama mondiale. La sua vicinanza al sindaco della città, Yuri Luzhkov (in carica per ben quattro volte tra il 1992 e il 2010), gli porta grandi interventi, come la ricostruzione della Cattedrale del Cristo Salvatore, il gruppo di sculture sulla Piazza del Maneggio vicino al Cremlino e la statua di San Giorgio e il drago, ai piedi del Monumento della Vittoria, enorme obelisco alto 142 metri inaugurato nel 1995, all’interno del grande complesso architettonico della Collina Poklonnaya (Poklonnaya Gora), uno dei punti più alti di Mosca (l’appellativo “Collina degli inchini” è dovuto al fatto che da qui i viaggiatori salutavano Mosca con un inchino prima di proseguire per la loro strada). Luzhkov concede all’artista la possibilità di occupare l’edificio storico della nobile famiglia Dolgorukov, al numero 19 dell’elegante via Prechistenka a Mosca, restaurato fra il 1998 e il 2000, dove oggi si trova il ricco e interessante Museo Galleria Tsereteli, di cui parleremo a breve.

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Oggi l’artista georgiano-russo, insignito di molte cariche prestigiose (professore e presidente dell’Accademia Russa delle Arti, Ambasciatore UNESCO dal 1996), è conosciuto al grande pubblico per l’immensa e imponente statua di Pietro il Grande che sovrasta la Moscova (con i suoi 94 metri, è l’ottava statua più alta al mondo). Si dice che tale opera rappresentasse, in realtà, Cristoforo Colombo (dono preparato in occasione del 500 anniversario del suo primo viaggio in America, nel 1992) ma che, dopo il rifiuto da parte del governo americano, il suo volto sia stato sostituito per trasformarsi in una statua “nautica” di Pietro il Grande. Il fatto suscitò numerose polemiche fra i moscoviti, sia per le sue dimensioni, che per il fatto che Pietro il Grande, fondatore di San Pietroburgo, non amasse particolarmente Mosca, in particolare per i suoi ricordi di giovinezza poco piacevoli, legati alla rivolta, nel 1698, degli Strel’tsy, un corpo destinato alla sicurezza personale degli zar, la cui violenta repressione portò allo scioglimento ufficiale e definitivo del gruppo.

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Alcune altre opere di Tsereteli ebbero sorte analoga: furono, infatti, rifiutate la statua di Magellano in Uruguay, quella del colosso di Rodi in Grecia o quelle di Franklin D. Roosevelt a New York e di Balzac in Francia. L’artista è comunque autore di un’importante scultura fatta di vecchi pezzi di missili Pershing americani e SS20 sovietici, chiamata Il Bene vince il male, e che si trova di fronte all’edificio delle Nazioni Unite a New York. La scultura in bronzo, alta 12 metri e 40 tonnellate di peso, rappresenta San Giorgio che combatte il drago della guerra nucleare. Fu offerta dall’Unione Sovietica alle Nazioni Unite nel 1990. Gli Stati Uniti hanno poi ricevuto in regalo dal popolo russo una statua di Tsereteli che rappresenta una lacrima attraverso una torre distrutta, simbolo dei terribili atti terroristici dell’11 settembre 2001. Essa si trova oggi nella piccola villa di Bayonne, nel New Jersey, vicino a New York, inaugurata l’11 settembre 2006, alla presenza di Bill Clinton, dello stesso artista e dei numerosi parenti delle vittime degli attentati.

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Sono seguiti altri doni al mondo da parte del magnanimo e prolifico artista, come il monumento a San Nicola, patrono della città, installato a Bari, in Italia, nel 2003, le statue dei quattro Moschettieri, nel 2010, a Aymeri de Montesquiou, discendente di d’Artagnan (installata davanti alla cattedrale francese di Saint-Pierre de Condom) o l’opera donata alla città di Saint-Gilles-Croix-de-Vie, nel 2012, per rendere omaggio alla grande poetessa russa Marina Ivanovna Tsvetaeva (partita per la Francia a soli 16 anni), e, in particolare, alla sua corrispondenza negli anni ‘20 con Boris Pasternak et Rainer Maria Rilke.

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Sempre controverso per il suo gigantismo, Tsereteli è stato anche oggetto di satira. Per tutte si ricorda la breve storia di Boris Akunin (il nome di penna di Grigory Shalvovich Chkhartishvili) che lo descrive, nella sua antologia Racconti per idioti, come un alieno che mette del bacon nelle sue sculture. L’alieno si chiama Yagkfi Yeyukuyeudsh, una combinazione apparentemente senza senso simile alla sillabazione di “Zurab Tsereteli” quando digitato su una tastiera latina QWERTY battendo i tasti in cui sono ubicati i corrispondenti caratteri russi.

Incredibile. L’artista, tuttavia, va conosciuto.

statue corte interna

Ma se entriamo nella magnifica galleria della Prechistenka, aperta nel marzo 2001, cosa troviamo? Molte sorprese. Decine di stanze, sculture imponenti e muri pieni di quadri colorati. In un palazzo molto curato, dalla lunghe ed eleganti scale di marmo bianco.

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Appena entrati ci accoglie uno spazio immenso — la sala dei bronzi —, circondato da enormi vetrate che danno su una corte interna anch’essa piene di sorprese. L’impatto è impressionante, per chiunque, se non altro per la maestosità delle opere, per lo più in bronzo. Ad accogliere lo spettatore che, sbalordito, passeggia con il naso all’insù, enormi statue che ritraggono il cantautore russo Vladimir Semenovich Vysotsky (Tsereteli, peraltro, ospitò il pranzo di nozze del cantautore con Marina Vlady, nel 1970, a Tblisi). Al centro vi è un’immensa mela, visitabile all’interno, simbolo del peccato originale, tema ricorrente in molte opere di Tsereteli. Sfilano poi compositori russi, come Mstislav Leopol’dovich Rostropovich, poeti come Aleksandr Sergeevich Pushkin o l’imponente e bellissima principessa scrittrice pietroburghese Ekaterina Romanovna Dashkova, stretta collaboratrice di Caterina II, nonché direttrice dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia Russa. Preziosa per la ricostruzione della vita culturale moscovita all’epoca dell’imperatrice. Ci sono poi molti soggetti biblici con figure sacre e angeli che sfilano. Se si passa un attimo nella corte, eleganti statue dorate e un lungo muro vivacemente colorato accolgono caldamente chiunque si stia perdendo nella grandezza che l’accompagna.

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Uno sguardo alla famiglia imperiale e si passa nella seconda stanza. Ad accoglierci vi è una statua di Vladimir Putin vestito da judoka, riconoscibile, opera che porta un titolo che non è il semplice nome del presidente della Federazione Russa ma che recita “in corpo sano, anima sana” (“В здоровом теле — здоровый дух”, in latino Mens sana in corpore sano). Nella stessa sala vi sono statue-quadro di molti artisti russi, dal mondo cinematografico (come Eldar Ryazanov, grande regista e attore deceduto nel 2015, ricordato per Italiani in Russia, o il regista georgiano Georgiy Daneliya) a quello letterario (come le poetesse Marina Tsvetaeva e Anna Akhmatova) fino all’autoritratto bronzeo dello stesso Tsereteli. A seguire, opere legate al mondo rurale georgiano. Il materiale tipo tufo brilla per i vari colori con i quali viene abilmente ricoperto, dal giallo intenso all’arancione al marrone fino al verde cobalto.

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Vi sono poi statue dedicate all’universo ebraico e un busto del patriarca Kirill. Molte le opere a sfondo religioso, poi, fino a un aitante sindaco (l’amico Yuri Luzhkov) che gioca a tennis, ad Alfred Nobel e a Rudolf Nureyev. Davanti a un busto di Napoleone si continua. Serigrafie, smalti, colori a olio, bronzo, tufo: tutti i materiali e le tecniche sono buoni per le creature di questo straordinario “colorista” (il termine ben si addice a questo eclettico artista, se si segue il significato ampio della Treccani che va dal pittore che sa ottenere il massimo delle possibilità espressive, come i veneziani del Cinquecento, allo scrittore o musicista che ricerca effetti di colore, nell’accezione dannunziana, fino al tecnico della cinematografia a colori cui è affidato il controllo della resa cromatica nello sviluppo e nella stampa della pellicola. O a colui, che per mestiere manipola essenze e materie coloranti).

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Le sale successive sono un crescendo di allegria e entusiasmo, sprigionano energia. Spazi e opere dedicati a Charlie Chaplin, e tele, soprattutto quelle dei piani superiori, che ricordano il mondo dei gitani, per vestiti, visi, colori e situazioni. Fiori, tanti: dai girasoli splendenti fino a margherite, tulipani, viole e frutti. Qualche viso assomiglia a quello dell’artista. Magari è solo un’impressione. Chi si aspetta un artista monotono e specializzato solo in enormi sculture bronzee, verrà deluso ma positivamente sorpreso da una creatività e inventiva senza limite. Di fronte a tanta bellezza che esplode ci si rianima, si riprende fiato da un grigiore legato anche a un tempo freddo, nuvoloso e pungente. Il colore, d’altra parte, invita sempre a scappare, con la fantasia, ma non solo.

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A concludere la visita, il plastico di un grande progetto, non andato a buon fine: un immenso parco per bambini a Mosca, accanto a una sala dove l’artista tiene lezione di pittura ogni venerdì. L’odore fresco dei colori è davvero forte, le tavolozze chiamano.

L’attrazione è immensa.

Viene una gran voglia di andarci… magari un giorno lo incontreremo.

scena religiosa

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