№ 3-4 MARZO — APRILE 2016
Arte
In mostra a Mosca le foto di Graziano Arici: un inestimabile patrimonio storico e culturale
È sicuramente nota a tutti la frase dei Vangeli che recita: “Nessuno è profeta nella propria patria”. Ed è proprio questo il caso del veneziano Graziano Arici, uno dei maggiori fotografi e archivisti italiani che, qualche anno fa, è emigrato ad Arles, portando via con sé anche il suo vasto e ricco archivio fotografico, gran parte del quale è già in mostra dal 16 febbraio a Mosca presso la sala espositiva di Manezhnaya ploshad.
La mostra, dal titolo Graziano Arici. Venezia. La cultura del mondo e i suoi volti, stata organizzata in collaborazione con il MAMM (il Multimedia Art Museum di Mosca) e l’Istituto Italiano di Cultura a Mosca in occasione del mese internazionale della fotografia, ed è rimasta aperta al pubblico fino al 17 marzo 2016.
L’archivio fotografico di Graziano Arici è costituito da circa un milione di esemplari tra fotografie, diapositive, stampe e file digitali: più della metà è stata scattata dallo stesso Arici nel corso della sua lunga carriera, mentre altri sono stati raccolti o acquistati da lui stesso, spesso dopo faticose ricerche o in seguito ad accordi con fotografi e agenzie fotografiche. Questo ingente quantitativo di materiale, che comprende soprattutto ritratti dagli anni ‘40 a oggi e stampe di Venezia dal 1853 alla fine del secolo, rappresenta, in realtà, molto di più di un’enorme quantità, ordinata e catalogata, di immagini: è la rappresentazione viva e vissuta di epoche, eventi, fatti ed esperienze, fermate per sempre dalla sua macchina fotografica per essere affidate alla comunità intera. È la sua visione del mondo, delle cose, delle persone, spesso rappresentate in modo originale e non convenzionale, cercando di rendere i loro gesti, le loro espressioni, i loro atteggiamenti in modo naturale e spontaneo.
La sua attività fotografica si è, dunque, orientata verso l’universo della cultura e dell’arte, in cui Arici ha saputo scavare a fondo, portando a galla quanto di più bello e interessante sia riuscito a catturare. Spiccano tra tutti, infatti, numerosissimi ritratti di celebrità nel campo del cinema, del teatro, della musica, della pittura, della letteratura: da Orson Welles a George Cukor, da Charlie Chaplin a Ernest Hemingway, da Truman Capote a Roberto Rossellini, da Buster Keaton a Hunphrey Bogart, da Salvator Dalì a Walt Disney, da Igor Stravinsky a Arthur Rubinstein, da Jean Paul Sartre a Ezra Pound, da Brigitte Bardot a Claudia Cardinale fino a Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Penelope Cruz, Harrison Ford, per fare soltanto alcuni dei nomi famosi che sono passati per Venezia, e davanti alla sua macchina fotografica, in tanti anni.
Come lui stesso ha dichiarato, la sua esperienza di fotografo è iniziata intorno al 1968 proprio durante la Mostra del Cinema di Venezia; dal 1980, inoltre, è divenuto il fotografo ufficiale del teatro La Fenice documentando, con i suoi scatti fotografici, ogni angolo e ogni dettaglio del teatro e della sua ricca attività; nel 1985 è stato nominato fotografo ufficiale di Palazzo Grassi immortalandone, con il suo scrupoloso lavoro, ogni evento; dal 2012 è stato inserito tra i soci dell’Ateneo Veneto, antica e importante associazione culturale veneziana.
Anche fuori da Venezia, Graziano Arici è stato un attento testimone di diversi avvenimenti che hanno sicuramente segnato il corso della nostra storia, come, ad esempio, la caduta del muro di Berlino e la difficile situazione bellica in Bosnia e Croazia, proprio a conferma del suo desiderio di essere sempre presente sulla scena nazionale e internazionale per raccontare la vita in ogni sua forma, soprattutto quella umana. Perché i suoi personaggi, anche i più celebri e apparentemente irraggiungibili, hanno acquistato, sulle sue pellicole fotografiche, un aspetto quasi consueto, una dimensione familiare.
Lo stesso Arici, in effetti, ha puntualizzato il cambiamento avvenuto nel corso degli anni nella relazione tra fotografo e personaggio. Agli inizi della sua carriera, in particolare durante i giorni del Festival del cinema di Venezia, di cui è sempre stato un assiduo fotoreporter, era molto più facile avvicinare i personaggi famosi, intervistarli e fotografarli; l’atmosfera che si respirava era meno frenetica, più rilassata, più informale. E, soprattutto, le celebrità stesse davano molta più importanza alla documentazione fotografica, ne comprendevano il valore storico e artistico. È dalla fine degli anni ottanta, invece, che è tutto cambiato. E assai velocemente. Da amico e confidente, il fotografo è diventato quasi un nemico da combattere, da cui nascondersi, soprattutto dopo la comparsa delle guardie del corpo da un lato e delle agenzie di stampa dall’altro, che hanno iniziato a controllare e a vagliare ogni foto in cui apparivano i cosiddetti vip. E di tutto questo Graziano Arici è stato e resta il più attendibile osservatore, anche perché ha lavorato a sua volta per diverse agenzie fotografiche: dalla francese Sygma alla milanese Grazia Neri, poi chiusa nel 2009, fino a fondare con alcuni suoi colleghi la Blackarchives, per salvare tutto il materiale che avevano, immagazzinandolo in un archivio fotografico. Inoltre, è stato anche il creatore nel 1998 della prima agenzia di vendita di foto on line.
Estro, originalità e novità, dunque, sono sempre state le caratteristiche principali del suo lavoro. Un lavoro che, come lui stesso ha dichiarato, deve essere prevalentemente solitario affinché ne guadagni in esclusività. Insomma, un vero fotografo dovrebbe riuscire a immortalare momenti unici, entrando in sintonia con il personaggio quando è lontano dalla folla e dalla ribalta, per poterne cogliere particolari spesso insoliti e meno noti al grande pubblico. E Graziano Arici ci è sicuramente riuscito, creando il più grande e straordinario archivio fotografico d’Europa, frutto di impegno costante, oltre che di intuizione, talento e passione per l’arte e la cultura mondiale. Un immenso catalogo di immagini che, non senza rammarico, da alcuni anni si trova ormai in Francia, ospite della Luma Foundation di Arles, uno dei principali centri europei dedicato agli archivi fotografici. Una scelta sofferta e difficile quella maturata da Arici, ma dettata soprattutto dalla sua volontà di salvaguardare e custodire, là dove gli è stato concesso di farlo, dopo diversi tentativi a Venezia, quello che per lui rappresenta molto di più di una collezione di decine di migliaia di immagini, ma un vero e proprio progetto culturale, la memoria visiva e visibile di Venezia, e non solo.
Sofia Loren
Un autentico pezzo di storia, di cultura, di vita, un tesoro sicuramente da scoprire e da far conoscere, di cui Mosca, seppure momentaneamente, si è appropriata affinché un pubblico nuovo e sempre più vasto possa goderne, proprio come si gode della bellezza che ogni forma d’arte sprigiona. E noi gli auguriamo, ovviamente, il successo che merita.
№ 3-4 MARZO — APRILE 2016