№ 1-2 GENNAIO - FEBBRAIO 2016
Arte
Realisti a Palazzo: Russia on the road
ORA A MOSCA
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Ha aperto i battenti lo scorso 16 ottobre, nelle rinnovate sale del Palazzo delle Esposizioni a Roma, la mostra Russia on the Road 1920-1990. L’evento, nell’ambito delle Giornate della Cultura Russa indette in occasione dell’Esposizione Universale EXPO2015, nasce da un’idea di Alexey Ananiev, fondatore dell’Istituto dell’Arte Realista Russa di Mosca, in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo.
Erano circa sessanta le opere esposte, provenienti in gran parte dalla Galleria Tretyakov, dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo e dall’Istituto di Arte Realista Russa, che i curatori della mostra, Matteo Lanfranconi e Nadezhda Stepanova, ci hanno presentato attraverso un approccio tematico che si snodava in cinque sale, ognuna con un tema predominante: Treni aeroplani automobili, Road movie sovietico, Amore e macchine, Russia selvaggia, La corsa allo spazio. A saldare assieme i dipinti in esposizione, l’appartenenza alla corrente pittorica del realismo modernista, che muove i suoi primi passi in Russia a metà degli anni ’20, con la creazione dell’OST, la Società dei pittori di cavalletto. Ricorrenti sono in queste opere le stesse tematiche, che vanno dalla rappresentazione delle nuove tecnologie allo sport, dal conflitto sociale all’imponente industrializzazione voluta da Stalin.
Il nuovo corso dell’arte sovietica viene espresso in tutta la sua maestosità, attraverso le opere di artisti come Deyneka, Nissky, Pimenov e molti altri. Capolavori suggestionanti come Metro (1935) di Aleksandr Labas, che riproduce una scala mobile che sembra non avere un punto di partenza, a rappresentare la porta d’accesso che dalla superficie porta i passeggeri giù nelle cavità della metropolitana. Assoluta novità per quegli anni, oggi la più lunga scala mobile si trova nella stazione della metro di Park Pobedy e misura 126 metri. Opere così vicine alla realtà, quelle esposte a Roma, che il visitatore riusciva quasi a immedesimarsi nel ruolo di passeggero, in compagnia della giovane donna al volante di una Gaz (prima automobile di fabbricazione russa) che sfreccia tra gli edifici moscoviti che Yury Pimenov raffigura in La nuova Mosca (1937), dipinto considerato da molti contemporanei come simbolo di una nuova vita.
Progresso e realismo si fondono nelle opere di Georgy Bibikov, che in Aerostato “Osoaviakhim” (1935) immortala la partenza del pallone aerostatico che il 30 gennaio 1934, dopo aver raggiunto i 22 mila metri di altitudine, si schianta al suolo provocando la morte dei tre membri dell’equipaggio; in Sopra le nevi (1964) di Georgy Nissky, nel quale l’artista enfatizza il primo volo del jet transatlantico Tupolev-104 sulla tratta Mosca-Omsk-Irkutsk avvenuto il 15 settembre 1956; in Un giorno di sole a Bajkonur (1986) di Aleksandr Petrov, che regala ai visitatori la sensazione di ammirare da una finestra immaginaria il paesaggio innevato che circonda lo spazioporto di Baykonur, ancora oggi in funzione. Sulla zattera (1949) di Yakov Romas, rappresenta invece uno sguardo alle tradizioni del passato che non hanno subito contraccolpi con l’imperversare dell’industrializzazione del Paese. In quegli anni il trasporto fluviale del legname avveniva legando tra loro i tronchi degli alberi tagliati, formando così delle vere e proprie zattere che fungevano da imbarcazione per i commercianti di legname. Invece, la tematica della centralità dell’essere umano capace di grandi imprese, ricorrente nel realismo sovietico, raggiunge l’apice in Arrivederci terrestri (1979) di Andrey Plotnov, che dona il giusto tributo a Yury Gagarin, primo cosmonauta a volare nello spazio il 12 aprile 1961.
Il realismo modernista russo promuove quindi una visione positiva del presente e ancor più ottimistica del futuro della nazione, alla quale non si sottrae nemmeno colui che viene considerato il maestro del realismo sovietico, ovvero Aleksandr Deyneka. Ne I versi di Mayakovsky (1955) l’artista raffigura uno spaccato di vita sociale e con il suo inconfondibile tratto pittorico riporta su tela l’interno di un vagone di un treno affollato di passeggeri. C’è chi ne approfitta per un riposo, chi per mangiare, chi conversa allegramente e chi affacciato al finestrino scruta il paesaggio che scivola via oltre l’ultimo vagone, mentre il giovane seduto sulla destra del quadro ha in mano un libro di poesie di Vladimir Mayakovsky. L’opera di Deyneka ci mostra, in tutta la sua semplicità, l’immagine di un popolo che, ad andatura sostenuta, corre verso un lungo processo di cambiamento lasciandosi alle spalle il passato. Il futuro radioso del socialismo, preconizzato a partire dagli anni ’30 del secolo scorso, entra però in crisi sul finire degli anni ’90 creando così incertezze e preoccupazioni, che vengono riassunte magistralmente da Aleksandr Petrov in Semaforo (primi anni ’90). Il suo dipinto, il più recente all’interno della mostra tenutasi al Palazzo delle Esposizioni, mostra in primo piano un semaforo con tutte le luci accese che confonde un nugolo di uomini in trepidante attesa, incapaci di scegliere la direzione giusta da prendere, mentre in lontananza si staglia un tramonto che vuole forse significare la fine di un’epoca.
Russia on the road 1920-1990 si è chiusa il 15 dicembre 2015, giorno in cui le opere sono tornate in patria per rivelare ancora una volta il proprio fascino nelle sale dell’Istituto dell’Arte Realista Russo a Mosca (Derbenevskaya nab. 7) dal 28 gennaio al 22 maggio 2016.
№ 1-2 GENNAIO - FEBBRAIO 2016