№ 1-2 GENNAIO - FEBBRAIO 2016

Gastronomia

Il Gambero Rosso si fa avanti in Russia

A cura di Michele Kubikov
Foto: http://www.gamberorosso.it/

È stato l’evento desiderato e pregustato da parte della Mosca (e non solo) enologica, un’altra tappa della kermesse di vini e oli aziendali italiani. Una varietà ricercata e minuziosamente selezionata di prodotti vinicoli e oleari del Bel Paese, riportata nella capitale russa ormai per la terza volta dalla holding e casa editrice ed enogastronomica Gambero Rosso.

Il tour, chiamato Tre bicchieri, ha goduto l’attenzione ben meritata di specialisti del mercato russo, giornalisti, intenditori e distributori. La storia della guida stessa risale al 1987, un anno dopo nacque l’idea di favorire la promozione dei vini italiani nel mondo e di organizzare i tour alla fine della degna presentazione di questo patrimonio inapprezzato della terra italiana. Solo i migliori vini sono autorizzati a entrare nella guida e possono aggiudicarsi dei bicchieri – da uno a tre – a seconda del loro valore e del loro gusto.

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Mosca Oggi ha incontrato il curatore della guida Vini d’Italia, il redattore di Gambero Rosso e giornalista di mestiere ed edonista in vita, Marco Sabellico, prima della masterclass dedicata alla presentazione dei vini insigniti di Premi speciali -2016:

Michele Kubikov — Marco, ho sentito più volte dire dai miei amici appassionati di vini che si scorge subito la differenza di qualità tra il prodotto vinicolo italiano destinato all’Italia e lo stesso marchio esportato in Russia. Secondo te è soggettivo o potrebbe essere una reale possibilità?

Marco Sabellico — Veramente non credo. Una cosa del genere sarebbe una frode. Poi, tutto questo va provato con delle analisi ecc… Penso сhe сi sia tanto spazio qui in Russia per i vini italiani. Noi come Gambero Rosso selezioniamo una piccola parte della produzione italiana. Nella guida ci sono 2500 produttori, mentre in Italia in totale sono 500 mila (senza contare i milioni di piccole aziende agricoli), cioè si tratta solo della punta della piramide. Credo сhe un grande Paese come la Russia possa importare sia i vini di altissimo сhe di medio livello per un bere più quotidiano, quelli сhe si sposano bene con la cucina russa. D’altra parte per le aziende italiane è anche tecnicamente difficile fare una partita di vini per il mercato nazionale e un’altra di più bassa qualità per l’esportazione.

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Storicamente si sa che nello Champagne, per esempio, le partite сhe andavano in Russia erano leggermente più dolci (veniva messo qualche grammo di zucchero in più), tenendo presente il gusto dei russi. Forse è una cosa simile, e cioè una sorta di adattamento. Io personalmente non ho avuto delle sorprese spiacevoli neanche ad assaggiare nei ristoranti moscoviti i vini scelti da noi.

K. — Che filtro esiste per la guida? Come funziona il sistema che autorizza le aziende a ottenere “bicchieri” e in seguito a far parte della Guida? Deve essere severa, la competizione.

S. — La nostra Guida dà uno spaccato, una visibilità a tutti. C’è spazio per tutti, anche per i piccolissimi produttori che hanno 10 ettari o meno di vigneti. Se un piccolo produttore realizza un prodotto di qualità, entra a pieno diritto nella Guida, così come succede con un produttore da 200 ettari. La discriminante è proprio quella: la produzione di qualità. Noi assaggiamo i vini senza vedere le etichette: è una degustazione cieca. Anche quando diamo i tre bicchieri, c’è una commissione che dà i voti ai candidati alla cieca: se il punteggio medio supera una certa cifra, al candidato vengono attribuiti i tre bicchieri.

In meno di 30 anni di lavoro, per garantire l’obbiettività del giudizio, abbiamo messo a punto un sistema preciso di selezione. Per esempio, i campioni da degustare non li raccogliamo noi, ma dei consorzi. Tutto viene fatto imparzialmente con l’unico scopo di dare un’idea di come stanno le cose sul mercato dei vini, di quali produttori meritano l’attenzione e sono in grado di rappresentare e rinsaldare il brand del vino italiano nel mondo.

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K. — Per concludere, vorrei fare una domanda ormai tradizionale e molto banale. Cosa accomuna le nostre nazioni, cosa ci attira l’una all’altra e che crea un rapporto particolare?

S. — In comune abbiamo il gusto per la vita, per le cose buone. In fondo abbiamo la stessa cultura, apparteniamo allo stesso mondo. Ho tanti amici russi, tanto passionali quanto noi italiani… comprendiamo le cose ugualmente. Le cose buone includono pure i vini e i cibi, vero?

№ 1-2 GENNAIO - FEBBRAIO 2016