№ 8-9-10 AGOSTO - OTTOBRE 2016

Personaggio

Gianni Rodari: lo scrittore che arrivò in Italia passando per la Russia

A cura di Elvira Apone

Dopo il suo ultimo viaggio in Unione Sovietica, durato dal 29 agosto al 28 ottobre del 1979, Gianni Rodari, scrittore italiano per l’infanzia già da tempo acclamato non solo lì ma in molti altri Paesi dell’est, decide di scrivere un libro che parla dei suoi incontri con i bambini russi. Purtroppo muore l’anno seguente, lasciando, però, in eredità un prezioso diario contenente tutti gli appunti riguardanti questa avventura alla scoperta del mondo infantile nell’Urss, un mondo che rivela sorprendenti e numerose affinità con quello italiano e occidentale.

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Questo resoconto, pubblicato postumo nel 1984 con il titolo di Giochi nell’URSS, in cui Rodari riporta le impressioni e i commenti degli studenti di varie città dell’Unione Sovietica, rappresenta oggi un documento di straordinario valore sociale e morale, alla cui base si pone il principio dell’universalità dell’infanzia, che non conosce frontiere geografiche e differenze culturali, proprio perché le forme di immaginazione, le capacità logico-discorsive, i sentimenti, i desideri e le emozioni sono spesso gli stessi tanto nei bambini dell’est quanto in quelli dell’ovest.

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La sua carriera di scrittore inizia nel 1951 con la pubblicazione del suo primo testo per ragazzi dal titolo Il libro delle filastrocche, cui, nello stesso anno, fa seguito Le avventure di Cipollino che, pur passando quasi sotto silenzio in Italia, dove la figura di Rodari era ancora associata prevalentemente a quella del militante comunista, viene, invece, tradotto con successo in russo, consacrando il nome di Rodari alla storia della letteratura per l’infanzia.

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In realtà, le avventure di Cipollino, che, figlio della povera cipolla, lotta contro il potere degli ortaggi più ricchi, come il cavaliere Pomodoro e il principe Limone, liberando, alla fine, gli ortaggi più deboli dall’oppressione di quelli più forti, rimandano a un disegno utopico di pace, libertà e uguaglianza, che ben si accordava allo scopo moralistico della letteratura sovietica del periodo comunista.

Il libro vende in cinque anni oltre un milione e mezzo di copie e intere delegazioni di politici e intellettuali italiani, visitando l’Unione Sovietica, sentono parlare di un certo Gianni Rodari che, però, paradossalmente, loro non conoscono, finché, sulla terza pagina dell’Unità, compare un articolo dal titolo Cipollino nel paese dei Soviet, per opera del giornalista Ruggero Grieco. Da questo momento in poi, Gianni Rodari comincia a essere conosciuto e letto anche in Italia, e, a partire dal 1960, inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi, che pubblicherà tutti i suoi libri, primo fra tutti, Filastrocche in cielo e in terra. Poi, nel 1970, arriva il più alto riconoscimento alla sua carriera di scrittore per l’infanzia, quando viene insignito del premio Andersen.

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La sua produzione letteraria diviene sempre più intensa e il suo successo in Unione Sovietica, e in oriente, va di pari passo. Grazie al poeta russo Samuil Marshak e alla linguista russa Yulia Dobrovolskaya, i racconti, le fiabe e le filastrocche di Gianni Rodari vengono brillantemente tradotti in russo, a tal punto che la fama dello scrittore in Italia deriva proprio dalla notorietà che ha ormai acquisito nei paesi dell’est. La storia di Cipollino, inoltre, viene persino musicata e trasformata in un balletto, rappresentato in Unione Sovietica nel 1973.

E oggi come ieri, Gianni Rodari continua a essere letto e apprezzato in Russia, soprattutto grazie al lavoro di Mikhail Viesel, che ha tradotto, ad esempio, La gondola fantasma e I gatti di Roma e di Irina Konstantinova, cui si deve la recente traduzione di Il pianeta degli alberi di Natale.

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Sono tanti, comunque, i testi di Gianni Rodari tradotti in lingua russa e divenuti celebri in tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica: Favole al telefono, La freccia azzurra, Il libro degli errori, La torta in cielo, I viaggi di Giovannino Perdigiorno, C’era due volte il barone Lamberto sono soltanto alcuni titoli.

E altrettante sono le ragioni del suo successo: i suoi libri sono animati sia dalla capacità di analizzare e rappresentare la realtà, celandola, però, sotto la patina dell’ironia e del disincanto, sia dal desiderio di emendarla e di migliorarla, grazie alla volontà e alla capacità che ogni individuo può trovare in se stesso. Situazioni surreali, comiche e grottesche nascondono, nei suoi testi, temi profondi e sempre attuali come, per esempio, l’orrore per le guerre e per le ingiustizie, la mancanza di libertà di pensiero, l’ipocrisia, la menzogna, i pregiudizi e l’oscurantismo intellettuale, ma anche l’esaltazione della fantasia, la forza della creatività, l’invito alla comprensione e al rispetto per gli altri, il valore di sentimenti come la tolleranza, la generosità, l’amicizia, l’amore.

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Inoltre, attraverso l’uso di un linguaggio semplice e immediato, ma spesso volutamente distorto e manipolato sia ortograficamente sia foneticamente, in cui si affollano rime, assonanze, dissonanze, scambi, omissioni e fusioni di lettere e fonemi, Rodari sottolinea proprio l’enorme potere che hanno le parole, che non sono soltanto uno strumento comunicativo e costruttivo, ma anche un mezzo attraverso cui le cose acquistano un valore e un significato e, dunque, un’esistenza.

E altrettanto palese è il suo intento più prettamente pedagogico: pur sempre con il sorriso sulle labbra, Rodari veicola messaggi universali e trasmette contenuti importanti e fortemente istruttivi. Tuttavia, lo scrittore non si rivolge solo ai bambini, ma anche agli adulti, genitori e insegnanti compresi. A chi gli chiedeva come volesse che i suoi libri fossero letti, lui rispondeva che era suo desiderio che venissero condivisi in famiglia e nelle aule scolastiche: a casa come compagni di giochi per genitori e figli, a scuola come strumenti di dialogo e di scambio tra alunni e insegnanti.

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L’enunciazione teorica della sua poetica, che pone al centro i processi dell’immaginazione e le regole della creazione fantastica, è racchiusa in un testo, anch’esso tradotto in russo e divenuto ormai un classico: “La grammatica della fantasia” che, però, come lo stesso Rodari dichiara nell’antefatto, non vuole essere “una teoria completa dell’immaginazione e dell’invenzione” né “un saggio”.

È semplicemente una raccolta di suggerimenti, idee e spunti per costruire storie, partendo proprio dal ruolo primario che la fantasia svolge all’interno di qualsiasi processo educativo. Una dichiarazione di fiducia nella creatività infantile e nel valore liberatorio della parola, una grande lezione di umanità e di vita: “Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.

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