№ 8-9-10 AGOSTO - OTTOBRE 2016

Teatro

Due donne, un’anima: Eleonora Duse e Vera Komissarzhevskaya

A cura di Margherita Santi

“[…] la sua voce veniva dalle ceneri di una tragica passione. Non compresi una parola, ma mi resi conto di essere alla presenza della più grande attrice che avessi mai visto.” Così Charlie Chaplin descrive la recitazione di Eleonora Duse, rimanendone profondamente colpito al punto di pubblicare un articolo sul Los Angeles Times, in cui la descrive come una donna anziana, che cela dentro di sé una bambina infelice, dal palpito di un grande cuore. Il risultato? Un’artista perfetta, non studiata. Diretta e terribile.

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Tanto grande fu la personalità dell’attrice quanto intensa la devozione verso l’amante Gabriele D’Annunzio al quale la “Divina” perdonerà qualsiasi umiliazione e sfruttamento. Il poeta si servì infatti delle finanze dell’attrice per pagare i propri creditori: tanto amante delle donne quanto del lusso.

Eleonora Duse morirà nel 1924 a Pittsburgh durante una tournée negli States, dopo aver ricominciato a calcare le scene per necessità economiche. L’attrice si era infatti ritirata dalle scene nel 1909, l’anno successivo del suo cinquantesimo compleanno. Prima di allora, la Duse aveva viaggiato per lunghe tournée teatrali tra Sud America e Germania, Stati Uniti e Spagna, Scandinavia, Francia, Gran Bretagna e Russia. E proprio a San Pietroburgo l’attrice impressiona Anton Cechov con la Signora delle Camelie di Dumas, il quale dichiarerà in seguito: “Non conosco l’italiano, ma la Duse ha recitato così bene che mi è sembrato di comprendere ogni parola”. A Mosca e a Kiev il successo non è minore: la Locandiera di Goldoni è un tale trionfo che la sua fama dilaga in Germania e Austria, dove si esibirà in tournée nel 1892.

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Durante la seconda tournée russa, nel dicembre 1896, Eleonora Duse incontra a San Pietroburgo Vera Komissarzhevskaya. L’attrice italiana prende tra le mani il volto della più giovane attrice russa, instaurando un dialogo muto, carico di energia spirituale. La Duse, soprannominata la “Divina”, e Kommisarzhevskaya, la “Giovanna d’Arco” della scena russa. Accomunate dalla grande recettività a ogni pulsione culturale e artistica nuova, portarono in scena l’energia interiore che le caratterizzava e vennero collocate nell’immaginario collettivo al di sopra del coro degli attori, in una dimensione alta e spirituale. Ma non è solo la personalità profonda che avvicina le due attrici: sorprendenti sono le similitudini nella carriera delle due artiste a partire dal repertorio, alla rinuncia quasi simultanea a calcare le scene, fino alla morte in tournée.

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Peculiarità di Komissarzhevskaya è l’essere ricordata per gli occhi chudnye, che provocano meraviglia, ma soprattutto pechal’nye, con il dolore dentro. Negli occhi risiede l’essenza dell’arte teatrale, occhi quelli della “piccola Duse” che “irradiano tutta la profondità delle emozioni che si nascondono in lei”. Lo sguardo, centrale per le nascenti figure dei divi, e la riscoperta del sacro femminino occupano l’immaginario collettivo negli anni a cavallo tra XIX e XX secolo: le due attrici reincarnano alla perfezione il modello.

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Le personalità profonde similari vengono messe a confronto nella mostra Eleonora Duse e Vera Komissarzhervskaya. Due dive allo specchio ospitata dal Museo Statale della Storia Contemporanea Russa di ul. Tverskaya 21, disponibile dal 25 novembre al 8 gennaio 2017.

L’evento è realizzato con la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, della Fondazione Cini di Venezia, CSAR di Venezia, del Museo del Teatro Bachrusin di Mosca, della Galleria Tret’yakov di Mosca e del Museo del Teatro di San Pietroburgo.

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№ 8-9-10 AGOSTO - OTTOBRE 2016