№ 5-6-7 MAGGIO - LUGLIO 2016

Girando Mosca

Un’insolita passeggiata con Beppe Severgnini a Mosca

A cura di Claudia Bianconi - By-Nikita (www.by-nikita.com)
Foto: By-Nikita (www.by-nikita.com), Ambasciata d'Italia a Mosca

Beppe viene a Mosca, con sua moglie Ortensia, per tenere una conferenza dal titolo “Italia, la tentazione e la spiegazione”, presso l’Ambasciata d’Italia… magari ci incontreremo. Ortensia manca da Mosca da tanto tempo, da quando sono partiti in viaggio di nozze con la transiberiana dalla stazione di Yaroslavsky, 30 anni fa. Oppure da poco meno, dagli anni a cavallo della crisi del regime comunista, quando Beppe era corrispondente dalla Russia.

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È confermato, ci vedremo per un’oretta, gironzolando per la città.

Alloggiano all’hotel National, di fronte alla Piazza Rossa. Propongo quindi un itinerario diverso, sulle orme dello scrittore Bulgakov. La prendo un po’ larga, e mostro loro la Biblioteca Lenina, la via Romanov, il conservatorio, la TASS (Agenzia di Stampa Russa), i boulevard, la chiesa dove si è sposato il poeta Pushkin con Natalia. Passiamo di fronte alla casa museo in stile liberty dello scrittore Gorky, il cartello fuori dice che è aperta. Ortensia vuole visitarla. Beppe, incuriosito, la segue. Entriamo e già entrambi rivivono l’emozione dell’atmosfera sovietica del loro passato, l’aspettativa sale. Troviamo il custode, il quale ci dice, con tanto di spiegazione criptica, che in realtà la casa in quel momento è chiusa alle visite. Usciamo.

Iniziamo a percorrere la Malaya Bronnaya, la via del quartiere animato degli Stagni del Patriarca. Il ristorante Aist, assiduamente frequentato da russi scortati, è deserto, non ci sono le solite macchine lussuose, il défilé di belle donne e le guardie del corpo con le braccia distese, incrociate davanti al corpo, per non far vedere la pistola.

Finalmente raggiungiamo gli Stagni del Patriarca… “Nooo! Orrore!”. Hanno levato l’ironico segnale di divieto che invita a ‘Non parlare con gli sconosciuti’, con un chiaro riferimento all’opera Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Era lì che li volevo immortalare con una fotografia!

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Non importa. Andiamo a visitare il “maledetto appartamento” di Bulgakov, situato nei dintorni. Le didascalie sono tutte in russo, e la guida che parla inglese oggi non lavora! L’atmosfera della kommunalka c’è, ma manca, come fa notare Ortensia, l’odore di rancido dell’epoca passata.

Decidiamo di prenderci un caffè al vicino roof-top bar dello storico hotel Pekin. È chiuso, apre la sera! Beppe gentilmente commenta: “Comunque la vista sarebbe stata più bella di notte… e poi oggi c’è foschia”.

Ma, di lì a poco, finiamo in un negozio di cosmetica, Natura Siberica, dove Ortensia si aggira incuriosita, mentre Beppe si consola con un tè alle erbe siberiane, anche se troppo caldo, offertogli da una bambina.

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Beppe propone uno spuntino di cucina russa. Il ristorante Pavilion sugli Stagni del Patriarca è perfetto, concepito in stile sovietico con menu russo di ottima qualità. La parte interna è in restauro, quindi chiusa. Servono però i tavolini all’aperto. Scegliamo il tavolo, ci sistemiamo e facciamo un selfie con metà del viso di Beppe fuori, ma va bene così. Apriamo il menu: propongono solo cibo asiatico. Non è quello che cerchiamo, ringraziamo, ci alziamo, salutiamo. Senza perderci d’animo, riprendiamo la Malaya Bronnaya ed entriamo nel caffè Donna Klara. Lì, tra bliny, smetana, e insalata Olivié, in un ambiente filosovietico autentico, concludiamo in bellezza il nostro tour decisamente alternativo!

Mosca è molto cambiata, ma ancora qualcosa è rimasto dell’epoca in cui Beppe e Ortensia vivevano sul Leninsky Prospekt.

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