№ 1-2 GENNAIO - FEBBRAIO 2016

Lifestyle

Il bar in Italia, tra tradizione e modernità

A cura di Elvira Apone
Foto: www.anoipiace.wordpress.com, www.involtinidipeperone.com, www.vanityfair.it, www.junglekey.it

Come la bandiera, l’inno nazionale, la pizza e gli spaghetti — per fare solo alcuni tra gli esempi più emblematici — anche il bar è ormai diventato uno dei simboli per eccellenza dell’Italia, oltre che un fondamentale punto di riferimento per gli italiani.

Con il suo orario medio di apertura, che arriva a superare persino le dodici ore giornaliere, il bar in Italia è il luogo più frequentato e più amato. A qualsiasi ora del giorno, infatti, gli italiani amano molto prendere un caffè, un cappuccino o un aperitivo insieme ad amici, parenti, o semplici conoscenti, in quello che è il locale più rappresentativo del nostro paese.

La storia del bar è strettamente legata a quella del caffè, sicuramente la bevanda più consumata nei bar italiani. Sono stati addirittura elencati più di trenta modi di bere il caffè in Italia, da macchiato a schiumato, da lungo a ristretto, da corretto a decaffeinato, in bicchiere o in tazza, in tazza piccola o in tazza grande, segno che la cultura del caffè è enormemente radicata nella nostra nazione ed è indissolubilmente legata a quella del bar, evoluzione storica e sociale del Caffè, cioè del luogo che originariamente proprio da questa bevanda ha preso il nome.

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La primissima caffetteria, in realtà, non nacque in Italia, ma a Costantinopoli nel 1554, e il primo bar fu fondato nel 1684 a Vienna da un polacco, che, fungendo da corriere durante la guerra turco-prussiana, era riuscito a carpire dai turchi i segreti per la preparazione del caffè e a farsi poi dare da loro, come ricompensa per i suoi servigi, diversi sacchi pieni di semi di caffè. E nemmeno il termine bar è italiano: deriva, infatti, dal verbo inglese to bar, cioè “sbarrare”, a indicare, appunto, la separazione, tramite il banco, tra l’area destinata al barista e quella riservata ai clienti.

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In Italia, il primo bar, o per meglio dire la prima bottega del caffè, nacque molto più tardi, esattamente nel 1720 a Venezia, dove grazie al porto avvenivano gli scambi commerciali con la Turchia, dunque lo smercio di caffè. Da quel momento in poi, il caffè si diffuse un po’ in tutta Italia, trovando però l’opposizione della Chiesa che, per un certo periodo, ne ostacolò la diffusione a causa dello stato di eccitazione da esso prodotto. Tuttavia, fu proprio un papa, Clemente VIII, che, invece, dopo averlo assaggiato di nascosto, ne favorì l’espansione, ponendo fine al divieto di farne uso. Fu così che il caffè iniziò a diffondersi in tutta Europa, mentre in Italia aumentava sempre di più il numero di caffetterie, che divennero dei veri e propri centri culturali e di ritrovo, soprattutto di aristocratici e di intellettuali, che, invece di incontrarsi nei salotti delle loro abitazioni, preferivano riunirsi qui per discutere di letteratura, di arte, di politica, o addirittura per elaborare dei progetti rivoluzionari.

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Fu intorno alla metà dell’Ottocento che, con la definitiva affermazione della classe borghese, questi locali, che spesso riempivano con i loro tavolini gremiti di gente anche le strade e le piazze delle città, si trasformarono principalmente in luoghi in cui godersi un po’ di tempo libero in compagnia e in tranquillità. Inoltre, anche le donne vi furono definitivamente ammesse, diventandone addirittura clienti abituali. Dal primo, il Florian di Venezia, all’Antico Caffè Greco di Roma, dal Klainguti di Genova al Biffi di Milano, passando per il celebre Gambrinus di Napoli, per il Baratti & Milano di Torino fino alle Giubbe Rosse di Firenze… tutti questi caffè, ancora oggi considerati storici, hanno costituito per molto tempo il cuore della vita mondana e culturale italiana, almeno fino al nostro secondo dopoguerra, quando cominciarono a essere affiancati dai veri e propri bar, che, da un lato, ne rappresentavano l’evoluzione, ma dall’altro se ne distinguevano per il carattere più popolare, poiché richiamavano persone di tutte le classi sociali, caratteristica conservata fino ai giorni nostri.

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I prezzi delle consumazioni nei bar italiani, infatti, sono praticamente accessibili a tutti e, comunque, almeno quelli di caffè e cappuccini, risultano inferiori alla media europea. Sono circa venti milioni gli italiani cui capita, seppure saltuariamente, di fare colazione al bar, e sono molti anche quelli che decidono di fermarsi al bar per una bibita o per uno spuntino durante una pausa mattutina o pomeridiana.

In ogni caso, in Italia, il bar ha preservato la sua funzione primaria, per la quale è nato e si è poi trasformato nel locale dalle caratteristiche attuali: quella di punto di incontro e di scambio di idee, di luogo di evasione, di aggregazione e di socializzazione. Circolo non più ristretto e riservato a pochi, ma, al contrario, aperto a tutti senza nessuna esclusione, oggi il bar è il luogo ideale in cui poter leggere un giornale, parlare di sport, di politica o di attualità, guardare le partite di calcio alla televisione, giocare a carte o a biliardo, o semplicemente ritrovare quelli che vengono ormai etichettati come “gli amici del bar”, una vera e propria categoria sociale.

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E in particolare nei piccoli centri abitati, i bar sono diventati una specie di seconda casa per molti italiani, un ambiente familiare in cui tutti gli avventori si conoscono bene tra loro, si chiamano per nome e hanno anche un rapporto confidenziale con il barista, che spesso coincide con il proprietario del bar. E il bar, di conseguenza, sembra quasi aver assimilato aspetti e peculiarità tipiche dei suoi frequentatori, che, generalmente, lo hanno scelto preferendolo ad altri, al punto che ogni bar, oltre a quelli occasionali, ha sempre un certo numero di clienti fissi, per i quali rappresenta una tappa obbligata durante il fine settimana, o magari prima o dopo il lavoro giornaliero.

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Espressione, dunque, della società italiana e dei suoi cambiamenti, il bar, negli anni, ha saputo adeguarsi alle nuove e svariate esigenze dei suoi clienti, e, fornendo ai consumatori di tutte le fasce di età sempre più servizi e prodotti (non più solo colazioni, ma anche spuntini per il pranzo, aperitivi accompagnati da stuzzichini che possono sostituire la cena), è riuscito a rimanere al passo con i tempi e a mantenere quella funzione sociale che lo ha sempre caratterizzato.

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